Nessuno si sarebbe aspettato una stagione P/E 2020 di questo genere.
In tempi normali in questo periodo avremmo passato in rassegna tutti gli ultimi modelli di camicie in lino da sfoggiare in riva al mare dibattendo sulla sopravvivenza di un determinato stile piuttosto che un altro.
Invece ora la vera amara questione è se il mondo fashion italiano, da sempre fiore all’occhiello del nostro Paese, riuscirà a sopravvivere a questa pandemia tanto violenta quanto inarrestabile.
Il danno economico ammonta ad una cifra pari a dieci zeri.
Ma soprattutto, questo lock down quali conseguenze avrà sulle dinamiche del mondo fashion che già in tempi non sospetti cominciavano a far discutere?
Non si può non pensare alla Fashion week che si è conclusa a porte chiuse e in streaming, e a tutti gli eventi successivi rinviati. Sfilate annullate, Pitti Uomo slittato da giugno a settembre (salvo imprevisti chiaramente), per non parlare dell’Evento targato Armani in programma a Dubai per fine aprile.
La lotta tra i designer per la creazione di sfilate il più spettacolari possibili si è trasformata in una lotta alla sopravvivenza. Niente più shooting in luoghi esclusivi e niente più voli transoceanici per le modelle.
Vento di cambiamento?
E’ il mondo del fashion stesso a pensare di convertirsi. “Rallentare e riallinearsi” spiega Giorgio Armani, la cui boutique è ora impiegata a produrre camici per i sanitari italiani.
E’ chiaro insomma che qualcosa sta cambiando ma per ora il futuro di molte aziende italiane nel campo del Fashion è ancora un punto di domanda.
E’ ancora una pagina bianca che non ha sapore di arresa ma che sta solo aspettando di essere scritta con parole di rinascita e forza.
Lascia un commento