Non scrivo da tempo, e questo la dice lunga sul mio rapporto con l’arte del blog.
Se non ho niente da dire, o meglio, quando sono impegnato nel fare, preferisco concentrarmi sulle mie priorità.
Di opinionisti della rete seriali, ne è piena la rete. Ma ci sono occasioni nelle quali mi è quasi impossibile tacere.
In questo post voglio parlare di moda maschile, argomento che non mi tocca professionalmente, ma in quanto appassionato e, ça va sans dire, consumatore.
Da curioso osservatore del costume più che della moda quale sono, mi sono regalato 48 ore a Firenze in occasione del Pitti. E non ho potuto non notare quanto ci siamo persi l’ennesima occasione di dare grande dimostrazione di cosa può essere il made in Italy inteso come cattedra dello stile nel mondo.
Occasioni come questa kermesse, spesso e volentieri, sono più interessanti per lo stile che si capta ad ogni angolo di strada, che nel calderone degli stand e degli eventi di presentazione. Quasi sempre: a questo giro è stato ben più difficile, se vogliamo parlare di stile.
La mia attenzione, e non solo la mia, si è catalizzata su autentici fenomeni da baraccone, che hanno pensato bene di interpretare lo stile sartoriale, con degli outfit a dir poco imbarazzanti, che sbeffeggiano l’alta sartoria, non strizzando l’occhio, ma prendendo a spintoni, quel dandismo che è stato da sempre motivo di orgoglio dei nostri guardaroba, osservati da ogni parte del mondo.
Cozzaglia di colori, tagli improbabili, uno stile ostentatamente eccentrico, per comunicare non si sa cosa, si è reso protagonista chiassoso di questa edizione.
Poche le eccezioni, ma significative, mi hanno fatto comprendere quanto il valore della sartoria napoletana, da sempre una passione che non tradirei per nulla al mondo , abbia un ruolo di ambasciatore dello stile italiano nel mondo. Ruolo che andrebbe riconosciuto, valorizzato, portato in primo piano.
Il significato della sartoria napoletana, è quello di un’eleganza senza tempo e senza bisogno di essere urlata, ostentata.
È fatta di attenzioni, minuzioso lavoro, artigianalità e pensiero punto ho coniato per tradurla in una parola sola un neologismo: “artigeniale”.
C’è del genio ogni volta che si esprime qualcosa senza bisogno di buttare l’indice nell’occhio di chi osserva. E c’è del genio, ogni volta che, incuranti dei trend di forte impatto, si decide di restare fedeli ad uno stile.
Viva la sartoria napoletana, sempre, e ovunque.
L’eleganza caro amico mio non è farsi notare, come fanno la maggior parte di questi personaggi presenti in questa manifestazione per ricevere una foto pubblicata chissa da chi e chissà dove, ma bensi l’eleganza e farsi ricordare.
Lo stile quello lo hanno in pochi dalle tue parle si capisce il rammarico per un modo in cui la sartoria si sta tramutando per alcuni personaggi in uno show da esibire fatto di stravaganza.
La vera sartoria e la vera eleganza sono tutt’altro ed approvo in pieno il tuo concetto!
E’ proprio vero Giovanni concordo pienamente con te….da appassionato e consumatore della moda e dei suoi accessori faccio una considerazione: l’Italia gode della presenza di un’assoluta eccellenza nel campo della moda, quella dell’antica sartoria napoletana, una perfetta unione di stile e raffinatezza che ha una storia ma è senza tempo. Attuale ieri come oggi perché fatta dall’eleganza innata e dalla passione dei grandi sarti napoletani. ” Se l’Italia è uno studio di contrasti, Napoli e la sua sartoria ne offrono uno dei più suggestivi”. Così recitava Rachel Sanderson in un importante articolo del Financial Times dedicato proprio alla sartoria artigianale partenopea la cui giacca è stato oggetto di desiderio dei nobili di tutta Europa fin dal 1351, anno in cui nacque la Confraternita dei Sartori, quando la città di Napoli , capitale del Regno delle due Sicilie, rappresentava il punto di riferimento della moda dando piena luce al suo sfarzo ed alla sua opulenza. La giacca napoletana è universalmente riconosciuta per la sua eleganza e accuratezza nei particolari, è stile, raffinatezza, storia, il risultato perfetto del talento dei sarti napoletani, un capo d’abbigliamento senza tempo, assolutamente unico nei suoi dettagli la cui presenza è praticamente doverosa nell’armadio di ogni gentiluomo.
Concordo con Te.
Penso che la sartoria italiana in particolare, ma in maniera più estesa l’artigianato italiano, non abbia eguali.
E’ un’eccellenza.
Ho conosciuto sarti francesi ed inglesi, rinomati e costosi, che magari avevano come punto di forza il taglio, ma poi l’assetto, le cuciture (specie se il drappo non è in tinta unita), le rifiniture e le asole lasciavano a desiderare.
Da noi abbiamo la tradizione di trovare tutto insieme, ed è questo che compone l’eccellenza.
Stesso discorso per la camiceria che non è seconda ad altri (forse qualche tessuto inglese lo promuoverei).
Solo che questa tradizione non la valorizziamo nella maniera giusta.
Puntare tutto sul design, come a Pitti, e cercare spazio sulle copertine con esagerazioni ed esasperazioni, fa che quest’attività di ricerca portata agli eccessi crei un ambiente assordante e copra quanto di meglio noi riusciamo a produrre.
Un gentiluomo nostrano non vestirebbe mai con quelle proposte che forse sono destinate più all’esportazione che al nostro mercato. Ed allora se sono destinate ad incrementare il nostro PIL forse riesco a digerirle, ma chiedermi di indossarle proprio no.
È sempre difficile spiegare agli altri, ma soprattutto a se stessi che forma e che colori possiede l’eleganza maschile.
Probabilmente non esiste una verità unica, nè tantomeno una verità eterna, forse perchè è un’idea che cambia in simbiosi al nostro mutamento.
Certamente si tratta di un’idea che nasce complessa e che tende via via a rendersi più chiara, più semplice.
È una ricerca di un qualcosa di molto complesso, che è la padronanza se stessi, del senso della misura; è un gioco di pesi e contrappesi.
L’eleganza, insomma, è simile ad una scultura.
Il buon Michelangelo c’insegna che ogni scultura è già nel blocco di marmo, basta togliere il superfluo.
Come lo scultore, così l’uomo nello scolpire la propria eleganza utilizza tutte le sue esprerienze, la sua tecnica, la sua creatività, Ma di tutte le “sculture” che potenzialmente possono essere realizzate da quel blocco di marmo, ciascun uomo avrà la sua unica e personale Eleganza.