L’ultima edizione di Pitti Immagine Uomo mi ha spinto a una riflessione che riguarda la moda in senso più ampio rispetto alle cose da indossare e alle idee presentate in anteprima che aiutano gli uomini a indirizzarsi verso gli acquisti per il guardaroba del futuro. Con un piede tra gli addetti ai lavori e uno tra i consumatori, che è la formula che adotto da sempre con Miamo, ho osservato, preso nota, elaborato e scelto ciò che fa per me, districandomi tra capi sartoriali e pret à porter, tra abiti per non passare inosservati e autentici forzieri che nascondono dettagli di stile visibili solo a chi ne indossa uno, tra imbucati che vanno per far carnevale e maestri di stile che trovano condensati in pochi giorni tutti gli strumenti per essere nei loro panni ogni giorno.
L’abito fa il monaco? Forse, ma mi sono concentrato sul monaco che fa l’abito. Almeno a questo round.
Saltando a piè pari tutte le suggestioni nate per essere moda, e quindi, per definizione, qualcosa che ci toglieremo di dosso al giro successivo, mi sono concentrato su quella nicchia di sarti, artigiani, maestri che creano abiti indistruttibili, senza tempo, che comunicano l’ambizione di andare ad arricchire un guardaroba che si struttura nel tempo, negli anni, si rigenera senza essere demolito prima.
Con tutto il rispetto per il mercato della moda, quella passeggera, che dà lavoro a migliaia e migliaia di persone e produce post dopo post, milioni di follower per l’esaltazione dell’ego di certi influencer, sapere che Firenze si conferma capitale dello stile, lasciando ampio spazio a chi, nello stile italiano ci crede ancora. E mi conforta, come un abito su misura che calza a pennello, vedere che l’amore per le cose fatte bene, le cose fatte per durare, la tradizione che rende il nostro Paese unico al mondo, sono ogni anno lì, pronte ad attenderci.
Appuntamento al prossimo Pitti
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